IL TESORO IMPERIALE DI PERSIA

Da sempre nell’immaginario degli occidentali, la Persia rappresenta il fascino e la ricchezza dell’Oriente. Già nelle antiche descrizione che ne fanno Erodoto, Strabone e Plinio il regno Persiano appare come un luogo di rara bellezza e pregio da cui provengono o dove confluiscono tutti i tesori e le gemme di cui l’Asia è porta troce. Negli ultimi cento anni questa idea è andata ancora più consolidandosi , non solo per la fama raggiunta dal petrolio ma sopratutto per le immagini fastose di cui l’ultima dinastia reale dei Pahlavi ha riempito i telegiornali di tutto il mondo — presenta una particolare ricchezza petrolifera e di metalli preziosi. Gran parte dei tesori per cui il paese è famoso sono infatti prevenuti sopratutto per il ruolo storico che i suoi regnanti hanno assunto nel corso dei secoli. Eppure , proprio questo incedibile tesoro è stato più volte sul punto di perdersi , sopratutto negli ultimi decenni per le alterne vicende politiche che l’Iran ha subito. Oggi il tesoro è custodito nel caveau della Banca Centrale dell’Iran e Tehran ed sposto al pubblico seppure con alcun limitazioni nel tempo e nell’affluenza ma si è tempo a luogo che la sua unitarietà fosse andata dispersa durante gli anni più bui della rivoluzione Khomenista, sopratutto per il carattere simbolico ce molti dei gioielli avevano assunto durante gli anni dell’ultimo Shah, che era solito indossarli insieme alla sua famiglia nel corso delle cerimonie pubbliche o durante i frequentati viaggi all’estero. Per fortuna pero’ lo stato rivoluzionario intese mantener l’unità dell’intero tesoro per il suo carattere storico e identificativo della nazione, al di là delle sue connotazioni propagandistiche , anche perché proprio su di esso si continua a fondare parte della solidità economica della moneta nazionale. È così che oggi proprio il tesoro della corona Persiana è uno dei più spettacolare e preziosi del mondo di gran lunga più ricco di quello della corona Britannia e paragonabile forse solo con quello dell’impero Ottomano conservato nel Top.kapi di Istanbul.Nonostante agli ultimi sovrani persiani piacesse pernsare che il loro regno contasse su una continuità ostrica bimillenari e fosse pervenuto senza sol<ione di continuità, dagli antichi Re dei Re Achemenidi e attraverso i grandi sovrani sassanidi fino a loro è solo dalla dinastia dei safavidi che l’Iran può vantare un’unità nazionale in forma di regno unitario seppure stato dinastie diverse.è dunque solo da questo periodo che cominciarono ad accumularsi regali e gioielli, espressioni di un assolutismi carico di valori simbolici che intendeva fare proprio della corona persiana una delle più potenti e antiche d’Asia.

Gli oggetti più antichi ancora oggi presenti nella collezione furono acquisiti per lo più nel XVI sec, sotto la dinastia dei Safavidi e derivavano per lo più dai tributi provenienti dalla province orientali del regno o dai doni che recavano gli ambasciatori della altre monarchie asiatiche asiatiche, prima fra tutte l’India del regno Moghul o la Cina dei Ming.tutto o tesori erano custoditi nella capitale Isfahan neò grande palazzo di Ali Qapu ed erano indossati dai sovrani durante le fastose forse per cui la monarchia persiana era famosa e che sono tuttora rappresenta nei grandi affreschi del padiglione di Chehel-Sotun. Nel 1917 però l ‘Iran subì una disastrosa invasone e la stessa Isfahan Saccheggiata. Per fortuna parte del tesoro rimase comunque riunito, anche se venne portato a Kabul o venduto ai Moghul Indiani, e così , quando 10 anni più tardi il grande Shah Nadir afshar riuscì a cacciare gli afghani, ed a ricostruire il regno, riconquistando anche le città di Kandhar e Kabul, parte del tesoro venne riportato ad Isfahan. Lo stesso Nadir, nel Febbraio 1739,invase il nord dell’India, e saccheggio la capitale dei Moghul Delhi, asportandone molti dei tesori. In quella circostanza, non solo alcune delle vecchie regalie Persiane fecero ritorno a Isfahan , ma addirittura furono prese come bottino molte delle insegne reali dei Moghul . Tra cui il leggendario trono e i grandi di amanti per cui l’India era famosa.Molti altri gioielli vennero realizzati, nel corso del XIX sec, da parte della dinastia Turco- Azera dei Kajar , che governo la Persia dal 1794 al 1925.

in questo periodo il modello di riferimento era Europeo, soprattutto Francese, per cui la quasi totalità degli oggetti preziosi recano contaminazione artistiche occidentali seppur su modello Ottomano.nel 1926 , a seguito di un colpo di stato prese il potere lo Shah reza Pahlavi, che nella sua politica di nazionalizzazione e ammodernamento del paese, cedette la proprietà del tesoro della corona allo stato,pur continuando a farne uso nel corso delle cerimonie ufficiali. Si deve comunque proprio e al suo figlio successore Mohamad reza il recupero dei valori simbolici dei gioielli, cui se ne aggiunsero dei nuovi ispirati nella foggia sopratutto a periodo Sassanide, quando si rafforzo il nazionalismo Iraniano.rimasti invisibili al pubblico per secoli. I gioielli della corona furono musealizzati solo a partire dal 1963.per tornare poi occulti nel 1969, allo scoppio della rivoluzione.quando la situazione si fu calmata, nel 1990, il presidente Rafsanjani riaprii le esposizione del tesoro, apprestando una parte del Caveau della banca centrale a Tehran.nell’incredibile e preziosissima raccolta ci sono oggetti assolutamente inestimabili, per il valore economico e storico.tra le opere più famose un posto di assoluto primo piano ha l’incedibile trono Naderi. Un trono gemmato e smaltato realizzato nel XIX sec, durante il periodo della dinastia Qajar. A Dispetto del suo nome, il grande trono aureo non ha alcuna relazione con il grande Nadir Shah, il nome deriva infatti dalla parola Nader che in Persiano significa Unico e ne sottolinea la preziosità. Il grande trono fu creato per ordine di Fat’h Ali Shah( 1772-1834) è e rappresentato il molti dipinti e nei ritratti ufficiali della sua epoca. A differenza del precedente trono del sole, su modello indiano e simile a una piattaforma rialzata. Il trono Naderi ha l’aspetti di una grande e alta sedia di 2 metri e 25 centimetri , con largo schienale modanato.il trono può essere smembrato in 12 sezioni separate per essere trasportato quando lo shah si recava nelle sue diverse residenze stive è fatto di legno ricoperto d’oro e incrostato di 26,733 pietre preziosi tra cui 4 enormi cristalli spinelli, il più grande di essi pesa 65 Carati. E 4 grandi smeraldi sullo schienale.( il più grande 225 Carati)tra le migliaia di rubini birmani che incrostano il trono il più grande conta ben 35 carati. Sulle lamine auree sono incise numerose iscrizioni tra cui molti versi poetici attribuiti allo stesso Fat’h ali shah che si dilettava di poesia. Nei diari scritti dai viaggiatori che nel XIX sec. Visitarono la corte di Fat’h Ali Shah si parla anche di un’altro trono simile a questo, anche se molti storici ritengono che possa essere stato smantellato per ampliare questo.tra le figurazione simboliche che compaiano sul trono si notano numerosi animali tra cui un leone sul poggia piedi , anatre, draghi e una grande coda di pavone sulle schienale. Quest’ultima figurazione in particolare ha indotto a pensare che il Naderi possa essere quello che suole definirsi il trono del pavone. Nominato da alcune fonti ed assurto a simbolo della stessa monarchia persiana. Secondo riferito dal viaggiatori Francesi Jean-Baptiste Tavermier vissuto a Delhi nel 1665, si trattava di un preziosissimo sedile di rappresentaza realizzato nella prima metà del XVII sec. Per L’imperatore Moghul indiano Shah Jahan ( lo stesso del Taji Mahal) definito “ del Pavone” perché sul retro vi si ergevano le raffigurazione di due pavoni in piedi adornati di zaffiri, rubini , smeraldi, perle e altre gemme di colori adatti a simboleggiare la vita. Egli riferisce anche che il trono riprende la forma e le dimensione delle nostre brande era cioè simile a un letto, aveva una lunghezza di 80cm ed er a alto 1,20 , sostenuto da quattro piedini dorati alti da 50 a 70 e decorati cin croci di rubini , smeraldi e perle, 12 colonnine sostenevano poi un baldacchino aurep tempestato di gemme. Sul trono c’erano 108 grandi rubini e 116 smeraldi, ma molti erano scomparsi nel corso del tempo. Le dodici colonne che sostenevano il baldacchino erano decorate con fila di enormi e splendide perle, Tavernier la considerava la perla più preziosa del trono, da esperto mercante valutata questo capolavoro in oro massiccio incastonato con 26,733 pietre preziose in 12 milioni di sterline .quando nel 1738 Nadir shah invase Delhi portò via il leggendario trono e ne fece il simbolo del proprio potere a Isfahan ,a ma nel 1947 al momento della sua mote il trono originale andò distrutto nelle sommosse. Tra i favolosi trofei portati come bottino dell’India c’erano anche due enormi diamanti che erano simbolo dell’impero Moghul, il Koh-i-Noor e Daryaye-Noor. Estratti entrambi nella miniera Indiana di Partala-Kollur a Golconda.

Mentre il primo alla metà dell’ottobre passò a fra parte dei gioiellidella Cotona Britannica ed è oggi incastonato nella corona della Regina Madre, il Daryate noor è presente tuttpra nel tesoro dell’Iran. È uno dei diamanti tagliati più grandi del mondo, con un peso di 182 carati, e un colore rosa pallido una delle tonalità più rare per un diamante. Alla morte di Nadir Shah il grande diamante passò in eredità a suo nipote Shahrokh Mirza, poi ad Alam khan khozeimeh e infine a lotf ali khan della dinastia Zand. quando nel 1794 gli zand vennero sconfitti da Agha mohammad shah il grande diamante passò alla nuova dinastia Qajar e Fat’h Ali Shah vi incise su il proprio nome. Uno dei suoi successori Naseredin-Shah , prese a indossarlo su una fascia da braccio nella convinzione che un tempo la grande e preziosissima pietra avesse fatto parte della corona di Ciro il Grande. Rimasto nascosto nel tesoro del palazzo di Golestan il Daryaye nooor tornò alla ribalta nel 1902 quando venne frequentemente indossato da Mozaffaredin shah in occasione del sup viaggio in Europa. In seguito venne utilizzato da Reza Pahlavi Shah come decorazione del suo elmo durante l’incoronazione nel 1926 e da suo figlio Mohamad la sua del 1967.nel 1965 un gruppo di studiosi Canadesi impegnati nello studio dei gioielli Persiani conclusero che il Daryaye Noor faceva parte di un diamante rosa ancor più grande citato durante l’incoronazione dell’imperatore Moghul shah Jahan e descritto dal solito Tavernier, nel 1642 , come un diamante piatto, tagliati in 2 pezzi, il maggiore di venne il Daryaye noor , mentre la parte più piccola( 60 carati circa) di venne il Noor-ol-ain attualmente montato in una tiara Qajar. cuore del tesoro è ovviamente la grande e preziosa corona Pahlavi, usata per incoronare gli ultimi 2 Shah.il prezioso copri capo venne commissioanto 1925 da Reza Shah a un gruppo gioiellieri Iraniani sotto la supervisione di Haj Sarajeddin Javaheri.

La nuova corona avrebbe dovuto sostituire la precedente corona Kiani, usata dalla di nastia Qajar e giudicata troppo grossolana, ispirandosi ai copricapi reali dell’antica di nastia Sassanide e rappresentata sui bassorilievi rupestri, la corona Pahlavi è stata commissionata ed utilizzata per la prima volta per l’incoronazione di Reza Shah, il 25 Aprile 1926, e per l’ultima volta in quella di suo figlio Mohammad Reza, il 26 ottobre 1967.la base della corona è in oro, argento e velluto rosso, con un altezza, massima di 29.8 cm una larghezza 19.8 cm e un peso di circa 2 kgr e decorata con 3380 diamanti di Pharamineux per un totale di 1144 carati, il più grande di questo è un brillante giallo da 60 carati, che è collocato al centro di un composizione di raggi di diamanti bianchi. In 3 file ci sono 369 perle bianche naturali quasi identiche. La corona presenta anche 5 grandi smeraldi, per un totale di 200 carati, il più grande dei quali pesa circa 100 carati e si trova in cima. Accanto a quella dello Shah è la corona dell’imperatrice, reallizzata nel 1967 per incoronare Farah Diba come simbolo dell’emancipazione delle donne Iraniane. Fino ad allora infatti le mogli del re Persiano non erano mai state incoronate,II copricapo venne commissionato alla gioielleria Francese Van Cleef and Arpels in conformità con la tradizione, le perle allora utilizzate vennero selezionate tra quelle già presenti nel tesoro imperiale, poiché la legge proibiva che gli oggetti del tesoro lasciassero l’Iran , la corona venne realizzata in 6 mesi, di lavoro nella stessa Teheran, da un squadra di gioiellieri provenienti da Parigi.la struttura è realizzata in oro bianco e velluto verde con 38 smeraldi 105 perle, 34 rubini, 2 spinelli, 1469 diamanti.lo smeraldo più grande posto nella parte frontale, pesa 92 carati, mentre la perla più grande è di 22 mm di diametro.

 

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