è un viaggio incredibile, durante il quale si possono seguire le tracce dell’antica civiltà persiana, attraverso le città più belle del paese. Dopo aver visitato Teheran, la moderna capitale del paese, il viaggio prosegue per Kerman, kalut,Rayan, Mahan,persepolis…. Queste sono le città più affascinanti dell’Iran, si trovano nella zona centrale del paese ed hanno come peculiarità le zone desertiche iraniane.Pochi luoghi al mondo sono in grado di offrirci la possibilità di essere in contatto con i seguaci di Zartosht, conosciuto come Zarathustra, il profeta degli zoroastriani, il quale, 15 secoli prima della nascita di Gesù Cristo, ha fondato la prima religione monoteista. In Iran la cultura religiosa è un punto rilevante, e nello specifico, esiste una metamorfosi tra il culto dello zoroastrismo e l’islam sciita. I passaggi del cambiamento religioso si possono toccare con mano perché ancora oggi durante il viaggio in Iran si possono visitare i luoghi di culto delle grandi religioni del mondo: il Tempio del Fuoco a Yazd, la Moschea Nasir a Shiraz e la Cattedrale Vank a Isfahan.
Solo viaggiando si possono scoprire queste meraviglie, le quali, durante il tour, si rivelano pienamente ai nostri occhi. Passando da Shiraz a Isfahan, da Persepoli a Isfahan, da Tehran a Kashan si ammira la storia di una terra colma di bellezza, e queste città, dal fascino seducente, narrano un’incantevole realtà ereditata dall’Impero persiano.
Durante il nostro viaggio scopriremo le fantastiche tombe di Dario e Serse a Naghsh-e-Rostam che si tingono di arancione al calar del sole, uno spettacolo unico e incantevole.
Il Tour “Un anello nel cuore della Persia” è fattibile tutto l’anno, perché il clima è secco continentale.
Abyaneh
Bam - kerman
33 pol - isfahan
isfahan
kashan
kerman
mahan
kermn
qom
Isfahan
Sheikh Lotfollah Mosque
shiraz
pasargard
tehran
Tower Milad
tehran
Azadi tower
ITINERARIO
Italia → Teheran →Kerman→Kalut→ Rayan→Mahan→Shiraz→NaghSHeRostam →Persepolis→Pasargad→Yazd→Nain → Meybod→Isfahan→Natanz→ Abyaneh→Kashan→ Qom→Teheran
1°,Giorno
ITALIA-TEHERAN
L’ora d’arrivo a Tehran. Incontro con la nostra guida di Grand tour international, che ci accompagnerà durante il viaggio in Iran. Trasferimento in albergo e pernottamento.
2° Giorno
Tehran
Prima colazione. Giornata dedicata alla visita dei luoghi particolari della megalopoli iraniana. Prima di iniziare bisogna pur sapere che la storia dell’Iran non inizia certo nel 1979, ma la rivoluzione è indubbiamente una parte imprescindibile dell’identità e della storia del paese. La nascita dell’Iran moderno viene fatta risalire al 1925, anno in cui fu deposta la dinastia regnante Qajar e salì al trono Reza Pahlavi. Durante la sua ascesa Reza Pahlavi ebbe l’appoggio del clero sciita, tuttavia non appena salito al potere lo egli abbandonò l’alleanza con il clero e avviò varie campagne di modernizzazione e laicizzazione del paese. Grazie soprattutto alle entrate provenienti dal petrolio, lo scià ha potuto costruire il suo nuovo Stato basato principalmente su due pilastri: l’esercito e la burocrazia.
In mattinata ci spostiamo nella parte Nord della città, una zona molto interessante per osservare il progresso architettonico di una Tehran moderna. In più avremo la possibilità di visitare il Palazzo Niavaran che negli anni sessanta ha ospitato i politici più importanti del mondo. Dopo una piacevolissima sosta per il pranzo in un locale tipico della zona dell’alta borghesia di Tehran proseguiamo verso il vivacissimo Bazar di Tajrish per poi tornare in albergo camminando lungo il bellissimo viale alberato detto Vali’asr.
Il palazzo Niavaran è stato testimone di avvenimenti raccontati nei testi di storia, il tentativo di modernizzare l’antica Persia, finito drammaticamente, anche per i tanti fatali errori dello Shah. Il palazzo fu l’ultimo rifugio dello Shah di Persia prima di fuggire dal paese: percorrendo i corridoi e le stanze della residenza, vedremo gli indumenti e gli oggetti lasciati dallo Shah e dalla sua famiglia prima di abbandonare l’Iran. Niavaran in poche parole rappresenta un insieme di storie e oggetti che ci possono narrare una parte della storia moderna dell’Iran prima della Rivoluzione Islamica. Tra oggetti esposti notiamo i certificati da pilota degli aerei delle forze armate iraniane del figlio Reza, i regali fatti ai figli dello Shah dai potenti del mondo come il frammento lunare che Nixon regalò in una visita ufficiale. Farah Diba sorride da una foto mentre guarda il figlio che si è arrampicato su un albero, Reza in tuta aeronautica davanti a un caccia.
Oggi giorno Tehran è una pagina fondamentale della storia moderna in quanto mette a disposizione dei viaggiatori i suoi straordinari posti, bar, parchi e tanto altro. I progressi artistici, gli interventi architettonici e la rinascita dei tanti caffè allo stile tradizionale persiano, ha reso Tehran, in questi anni, un labirinto affascinante tanto da sorprendere il viaggiatore in ogni angolo urbano.
Di pomeriggio andiamo a fare una passeggiata piacevole sul Ponte della Natura; un’opera moderna della capitale iraniana. Il Ponte della Natura è un passaggio pedonale, costruito sopra una delle autostrade principali di Tehran e collega le due colline verdi della città. Il ponte è stato progettato da una donna iraniana di 26 anni di nome “Leila Araghian”. Leila stessa ha riferito di averlo progettato con lo scopo di far avvicinare le persone. Dopo la passeggiata sul ponte andiamo a vivere un altro lato urbano di Tehran in uno dei suoi caffè meravigliosi frequentati dai giovani artisti, scrittori nonché dagli abitanti della megalopoli.
Museo Niavaran
Pranzo in un locale tipico della zona Niavaran
Ritorno verso Albergo via Tajrish e Valiasr
Ponte della natura
Caffè Tehroon
3° Giorno
Kerman
Dopo la colazione trasferimento all’aeroporto domestico e partenza per Kerman.
“Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l’orizzonte con sorrisi d’intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e tenere desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo.” Quando Dino Buzzati scrisse “Il deserto dei tartari” non si sarebbe mai immaginato che un giorno in Iran avrebbero girato un film dal suo libro e questo perché forse era l’unico posto al mondo che corrispondeva all’immaginazione dello scrittore.
Kerman ebbe una grande storia per la sua posizione strategica. Questa città sul lato est apre la via verso l’India e il Pakistan, scendendo verso sud si arriva al Porto Bandar Abbas e quindi al Golfo Persico. Per andare verso la Babilonia, Susa, Persepolis bisognava andare verso Ovest, ragione per cui, fin dal periodo di Dario il Grande, Kerman fu una delle Satrapie dell’Impero persiano. Kerman non perse mai il suo valore neanche durante il periodo dei Sassanidi (III secolo d.C.), e dei Safavidi del 1600. Infatti, per gli amanti dei mercati e dei posti popolari, Kerman offre il suo affascinantissimo Bazar dove si possono ammirare i bellissimi volti della gente del posto, i cui tratti somatici sono completamente diversi rispetto agli abitanti di Tehran o Kashan.
Tuttavia a Kerman esiste uno scambio inter-culturale con i paesi vicini come Pakistan e Afghanistan, ma il marchio antropologico della regione è senza dubbio la prevalenza di una delle etnie iraniche: Baluchi. I Baluchi sono gli antichi e genuini iraniani che mantengono le loro celebrazioni e talenti esclusivi. Essi si sono trasferiti in Iran nel XII secolo. Durante il periodo Mughal, questo territorio divenne noto come “Baluchistan”. Il loro nome, “Baluch”, è terreno di controversia, alcuni dicono che significa “nomade”, mentre altri affermano che si tratta di una parola antica persiana che significa “la cresta del gallo”.
Arrivo a Kerman
- Durante il viaggio in Iran si possono vedere due complessi meravigliosi in cui si trovano gli unici elementi esemplari di architettura rinascimentale del periodo safavide. Il primo esempio è la Piazza Naghshe Jahan a Isfahan, mentre il secondo si trova a Kerman: la Piazza Ganj Ali Khan. Le due piazze sono perfettamente coetanee, ma i monumenti, le decorazioni delle due piazze sono diverse tra di loro. Se a Isfahan si sono focalizzati per la costruzione delle magnifiche moschee, a Kerman hanno costruito un elegantissimo caravanserraglio e uno stupendo Hammam ossia Bagno Turco. Nella Piazza Ganj Ali Khan esiste una grande cisterna d’acqua, una torre del vento sotto la quale c’era l’officina dove coniavano le monete. Esse rappresentano in gran parte le divergenze architettoniche che si adattano al clima e alle necessità governative del 1600.
- Hammam Ganj Ali Khan – in Iran quasi in ogni paese si trova un Hammam antico da visitare, ma nessuno riesce a superare la maestosità e la bellezza di quello di Kerman. Siamo in un complesso termico dove lo spazio si divide in tre parti diversi: Frigidarium, Tepidarium, Calidarium. Ciò che fa evidenziare la bellezza di questo Hammam è la decorazione delle pareti e la posizione delle vasche d’acqua nella prima sala. Ogni padiglione di questo ambiente è riservato ad un livello sociale diverso: i discendenti del Profeta, i clerici, i signori locali, i nobili, i commercianti del bazar e i contadini. In questo Hammam, oltre alle piastrelle, ci sono anche le maioliche intarsiate che brillano tra il mormorio della gente. Se volete vedere la meridiana all’interno dell’Hammam dovete entrare nella stanza reale dove si vede un unico blocco di pietra Onice con lo spessore di 10 cm. Questa pietra è talmente lucida che trasmette la luce all’interno del bagno. Qui le persone da sopra questa pietra misuravano lo scorrere del tempo e la chiamavano la pietra dell’orologio del tempo.
Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
4° Giorno
Kalut – Rayen – Mahan – Kerman
Partenza per il deserto Lut. A Shahdad, un ultimo centro abitato ai bordi del deserto, si possono vedere le particolarissime Nebka detto anche Tamarix (i vasi del deserto) che nel deserto di Lut arrivano ad un’altezza imparagonabile rispetto agli altri deserti del pianeta. Il lato orientale del deserto è un basso altopiano ricoperto da uno strato di sale, mentre il punto centrale del deserto è scolpito dal vento in una serie di creste e avvallamenti paralleli che possono arrivare fino a 70 metri di altezza. Dopo la visita a Shahdad antropologicamente desertica, il viaggio prosegue per scoprire i Yardang ovvero le creste create dall’erosione del vento che si trovano poco avanti dopo il paesino. Yardang in persiano è conosciuto come Kalut mentre invece Yardang etimologicamente deriva dal turco. Le guide locali dicono che i Kalut sono opera degli jinn, entità conosciute nel mondo islamico come fantasmi malevoli, in realtà sono formati dal vento che qui soffia sempre nella stessa direzione e nei millenni ha eroso la terra battuta fino a formarli, sono gli strati sottosuolo che si scontrano a causa dei movimenti tettonici e crescono fino a 10-50 mm all’anno. Il Dasht-e-Lut inserito nel patrimonio Unesco come un sito paesaggistico della natura iranica. Durante la breve stagione umida, in primavera, l’acqua proveniente dalle montagne di Kerman inonda la zona, ma in breve tempo si prosciuga, lasciandosi dietro solo creste, sabbia e sale.
- Si prosegue il viaggio fino a Rayen, una splendida cittadella fortificata fatta di adobe, un tipico esempio di architettura ecologica del deserto in epoca Sasanide nel 400 d.C. La cittadella Rayen stata divisa in diversi luoghi e quartieri: le abitazioni popolari, il bazar, il magazzino delle scorte di grano, la parte della borghesia o la classe commerciante e la mini fortezza stupenda reale. La cittadella possiede ben 15 torri con un unico corridoio che permetteva ai soldati di spostarsi da una torre all’altra, mentre invece i fori nell’apice del muro servivano per far sorvegliare la cittadella dagli arcieri che controllavano, dall’alto, ogni movimento nelle vicinanze. Rayen si trova quasi a 2200 mt al di sopra del livello del mare, per cui il paesaggio desertico e la montagna dietro la cittadella offrono un’immagine pittoresca agli occhi del visitatore. la montagna si chiama Hezar vuoldire mille, È la vetta più alta della provincia di Kerman, con la sua altezza 4500 metri. Il nome della montagna è dovuto all’abbondanza di varie piante aromatiche e medicinali che sono migliaia.
- Nel pomeriggio si prosegue per Mahan, sulla via del rientro a Kerman, colpisce immediatamente l’attenzione la cupola azzurra del Mausoleo di Nur-ed-Din Nemat Allah del sec. XVI, una delle figure più importanti della dottrina religiosa detta “Sufismo” del Medio Oriente. Partiamo poi alla volta del Giardino del Principe, “Baghe Shahzadeh”. Un modello unico dei giardini persiani dove la discesa dell’acqua tramite alcune cascate fanno sì che il Giardino Persiano sia un vero paradiso terrestre nel petto della monocromaticità del deserto di Kerman.
Rientro a Kerman, Cena e Pernottamento in albergo.
5° Giorno
Shiraz
I paesaggi e i percorsi fanno parte del viaggio. Un vero viaggiatore solo attraverso i colori dell’ambiente può cominciare a pensare com’è la gente del loco. Se ci si trova a Kerman e si passa accanto ai campi di pistacchi, osservate come i contadini coccolano i loro alberi. L’estate sarà il tempo ideale per camminare tra questi tesori della zona che producono uno dei miglior prodotti agricoli di tutto il paese. Il pistacchio è un albero che può arrivare fino a 5 m, con foglie di solito composte da tre foglioline, fiori di color porpora, dioici, riuniti in pannocchia, frutti simili a quelli dell’olivo, giallastri o rossicci, contenenti un seme aromatico, dolce e tenero. Quando osserviamo i campi di pistacchio non possiamo ignorare la radice linguistica della parola, perché vi trovate nel posto giusto per saperlo: Pistacchio in italiano deriva dal latino Pistacium, a sua volta deriva dal greco Pistakion che deriva infine dal persiano Pistah, oggi detto “Pesteh”. Quest’albero non ha dato solo un sapore originale al nostro palato, pensiamo ai dolci e cannoli, ma anche ha definito un color verde particolare per i nostri gusti: verde pistacchio o color pistacchio.
- Si prosegue il viaggio con la visita di una delle più antiche moschee in Iran a Neiriz, con un Mihrab
- Lungo il percorso si visita un lago salato e le saline di color rosa, “Daryache Maharluo”. Un panorama mozzafiato e assolutamente cinematografico dove abbondano ancora oggi i laboratori per l’essicazione dell’acqua salata e la produzione del sale rosa.
- Il castello Sasanide a Sarvestan, è uno dei principali castelli del Barocco sasanide. Sarvestan era il palazzo di caccia di Bahram Gur, il re sassanide, il quale si recava lì per cacciare le zebre della zona – prima della desertificazione dell’altopiano iranico –. Il palazzo di caccia risale al V secolo d.C., ed è un esempio lampante per comprendere la costruzione della cupola. Per chi vuole conoscere la base della costruzione delle moschee – durante il periodo islamico – dovrebbe contemplare la semplice teoria della moltiplicazione del 4 utilizzata per alzare la cupola: nel caso della costruzione su pianta quadrata, si passa dalla struttura quadrata alla struttura circolare mediante quattro pennacchi, triangoli concavi formati rispettivamente a ciascun angolo con corsi di mattoni aggettanti. Il palazzo di caccia di Bahram possiede tutti gli elementi sopracitati.
La sera arrivo a Shiraz. Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
6° Giorno
Shiraz
La parola Fars ossia Pars è il nome della regione di cui Shiraz è il capoluogo di provincia. Solo riflettendo un attimo sulla parola Pars ci rendiamo conto che qui siamo nel cuore della storia ed è in questa regione che i Persiani costruirono Parse detta anche Persepoli: città di Persia. Shiraz copre un asse storico talmente ampio che si passa dal IV sec a.C., fino al 1700. A Shiraz la vera poeticità degli iraniani sarà veramente tangibile perché qui nel centro storico, i monumenti, i giardini, il Bazar e le moschee narrano una cultura che abbraccia con tanta morbidezza ogni visitatore. Gli abitanti di questa città spariscono a mezzogiorno per poi comparire la sera nella piazza di Arg fino a tarda notte; amano sollazzarsi e sono i più spassosi e vivaci dell’Iran. Per scoprire l’atmosfera dionisiaca di Shiraz, il nome della città ci dice tutto, bisogna recarsi alla tomba del sommo poeta persiano “Hafez” o girovagare nelle viuzze del suo Bazar Vakil dove tanti commercianti europei trascorsero un periodo per trasportare il celebre prodotto del Dio Bacco.
Le visite di Shiraz:
- Il caravanserraglio Saray-e-Moshir, unico nel suo genere, perché si entra nel cortile primaverile, in cui si può incidere un nuovo “Iter” per il mondo onirico; qui la l’immaginazione può spaziare. Di solito il termine Carovana fa venire in mente i colori dell’ambiente desertico, qualcosa che ha a che fare con i dromedari e con la sabbia del deserto.
- Il complesso Vakil: Moschea e Bazar è unico in Iran per l’architettura in mattoni dipinti, soffitti a volta creati per mantenere l’aria fresca d’estate e il caldo d’inverno.
- La Moschea Nasir: il termine “eleganza” trova il suo vero significato all’interno di uno spazio sacro con le sue splendide piastrelle di maiolica policrome. Il clima primaverile di Shiraz si rispecchia non a caso sulle pareti, sulla vetrata e sulle squisite decorazioni di piastrelle. Questa moschea è un capolavoro della bellezza artistica della fine del ‘900, chiamata anche Moschea della Rosa, è un luogo molto accogliente, ma quello che colpisce a prima vista è il mondo cromatico proveniente dai petali di rosa, iris e non solo.
- La Madrasa del Khan le cui decorazioni di fiori rosa e blu con uccellini ci rimandano agli affreschi dei palazzi Safavidi.
- il padiglione e il giardino Narenjestan – Il Narenjestan o il Giardino Qavam di Shiraz risale all’epoca di Qajar (1880). A causa dell’abbondanza di alberi di arance acide ossia di bergamotto, è stata chiamata Narenjestan perché Narenj per l’appunto vuol dire bergamotto. Non a caso Shiraz è la città più famosa per i suoi bergamotti che si incontrano lungo le strade della città. L’edificio del Narenjestan è stato un luogo dove la gente comune andava per scopi amministrativi e vi si tenevano incontri pubblici, nonché incontri tra dignitari e nobili di Qajar.
Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
7° Giorno
Naqshe Rostam – Persepoli
- Prima la colazione, si visita il Mausoleo di Hafez, è dedicato al sommo poeta del XIV d.C., il mentore di Sufi. La mitezza della filosofia persiana è nata tra le righe delle poesie di Hafez. Ciò che rende il poeta immortale è la trasversalità del significato della sua poesia che evidenzia il frutto del suo pensiero “sufico” a tutti i lettori. Se Shiraz è la patria della poesia mistica lo deve ai suoi poeti. La sorpresa della visita al mausoleo consiste nel fatto che la parola di Hafez è legata a Bacco e a Venere. Per cui leggere Hafez camminando nel suo giardino paradisiaco serve per capire la contraddizione che esiste tra un dolce stilnovista iraniano con la modernità avvenuta: forse potrebbe sembrare una poesia sovversiva!
Dopo il pranzo partiamo per la visita ai grandi siti archeologici, degli Achemenidi IV sec a.C., e dei Sasanidi III sec d.C., si visita il sito archeologico di Naghsh-e- Rostam, è una necropoli. Un luogo di grande suggestione, conserva ancora oggi le tombe rupestri dei grandi Re Achemenidi. Non è affatto una esagerazione dire che il sito è quello più ricco di tutto l’Iran perché qui vi sono tutte le testimonianze storiche: un magnifico bassorilievo dei Elamiti, 1300 a.C., le forme particolari delle tombe reali e le scritture in persiano antico del 400 a.C., i documenti importantissimi dei Sassanidi e la scrittura del persiano medio del 300 d.C. In un solo sito archeologico, decisamente suggestivo, si può contemplare una Persia ai tempi di Elam fino alla sconfitta di Valeriano il generale romano che combatteva contro Shapur.
Si prosegue il viaggio con la visita Persepoli, è la città sacra fondata da Dario nel 524 a.C., per celebrare il 21 marzo la festa del Nowruz (giorno nuovo) ovvero il capodanno persiano. Persepoli venne conquistata e bruciata da Alessandro Magno come vendetta del saccheggio che fece Serse durante le guerre persiane. L’escursione a Persepoli approfondisce i dettagli di una maestosa città dove Dario e Serse per costruirla fecero venire i miglior artigiani, pagati e assicurati dalla legge reale. Qui non si fa solo un approfondimento architettonico bensì con i meravigliosi bassorilievi del Palazzo Apadana si può sfogliare un antico libro di stampo antropologico. Tra le rovine si possono visitare i suoi imponenti palazzi che non smettono mai di impressionare i viaggiatori: il Palazzo Cento Colonne dove il Re riceveva i generali, la Sala delle Udienze detto Palazzo Apadana con una pianta quadrata e sei file di colonne, alte fino a 19 metri. Le scalinate di accesso raffigurano cortei di Satrap e le guardie imperiali detti i Soldati Immortali.
La cena e pernottamento in albergo.
8° Giorno
Persepoli– Pasargad – Yazd
Un itinerario colto deve arricchire il sapere del viaggiatore, e la Pasargade, che è la prima capitale della politica e della diplomazia dell’Antica Persia, è in grado di farlo e in più può dimostrare la sagacità del suo geniale generale, conosciuto come Ciro il Grande. Egli, il Padre di tutti i soldati medi e persiani, celebrò la conquista di Babilonia con un documento definito come il fondamento della carta dei diritti umani: “Il Cilindro di Ciro”, il quale è un documento d’argilla, in cui è stato registrato la liberazione degli esiliati, compresi gli ebrei. Il sito archeologico dell’Antica Persia, Pasargade, tra le sue rovine, mette in evidenza la semplice Tomba di Ciro a pianta quadrata costruita con blocchi di pietra che ricorda a prima vista una ziggurat mesopotamica. Ciro il Grande, con la costruzione della sua tomba, volle rispettare le sue origini, ossia le antiche civiltà iraniche e in più riuscì anche a sorprende Alessandro Magno, secoli dopo la sua morte. Si narra, infatti, che nella camera interna Ciro il Grande scrisse un messaggio agli eventuali conquistatori tra cui Alessandro Magno che dopo aver sentito la frase di Ciro il Grande si sarebbe messo a piangere:
“O uomo
Chiunque tu sia,
e in qualunque momento tu venga,
Poiché io so che tu verrai,
Io sono Ciro
conquistai un impero mondiale per i Persiani.
Tu non invidiarmi
per quella poco terra che ricopre il mio corpo!”
Sul tragitto, si visita il sito archeologico di Pasargade. La città è stata la prima capitale dell’Impero Persiano fondata nel 546 a.C. da Ciro il Grande durante il suo regno che morì nell’estate del 530 a.C. A Pasargade è nato il vero e proprio Pardis ossia Paradiso il “Giardino Persiano”. Tra i monumenti e rovine nel sito si trovano tre palazzi reali e un magnifico bassorilievo: il Palazzo Privato di Ciro il Grande, il Palazzo delle Udienze e la Tomba di Ciro il Grande. Pasargade una volta era circondata da due fiumi i quali portavano l’acqua in città, tramite un peculiare canale di irrigazione che decantava e forniva l’acqua, passando in mezzo al Giardino persiano.
A metà strada prima di arrivare a Yazd faremo una visita alla cittadina di Abarkoh: un esempio particolare urbano dove la costruzione delle case prevedeva l’utilizzo della terra cruda (bioarchitettura) che faceva da isolante durante il periodo estivo e invernale. Lo stesso sistema è stata applicata per la costruzione un’antica ghiacciaia che forniva il ghiaccio nei mesi più caldi dell’anno. Ad Abarkuh visitiamo uno dei cipressi più antichi del mondo Sarve Abarkuh che secondo alcune fonti avrà all’incirca di 4000 anni.
9° Giorno
Yazd
Prima colazione. Intera giornata dedicata alla visita della città, una delle più interessanti dell’Iran e antico centro Zoroastriano.
L’Atash-Kadeh – il Tempio del Fuoco. È sbagliato pensare che gli zoroastriani adorino il fuoco. Prima di recarsi in un Tempio del Fuoco, dove ancora arde il fuoco sacro, bisogna riconoscere il Fuoco come l’elemento sacro perché, secondo questa filosofia, esso è Fonte di Purezza e di Luce. Questa è la vera direzione verso la quale gli zoroastriani praticano il loro culto. Qui a Yazd nel Tempio del Fuoco arde questa fiamma sacra da più di 15 secoli e non è mai stata spenta. Il dovere sacerdotale o quello del Mago del Tempio è quello di svuotare le ceneri e fornire la legna per mantenere la fiamma accesa, affinché i praticanti possano rivolgersi ad essa perché considerata fonte del bene.La Moschea del venerdì – Dal portale di questa moschea si slanciano i due minareti più alti dell’Iran, infatti misurano 48 metri.
Questa moschea non è famosa solo per l’altezza dei minareti, ma anche per lo splendido portale principale, decorato con piastrelle di maiolica intarsiata; si tratta infatti di un capolavoro artistico che offre una delle opere più affascinanti del viaggio in Iran. Per osservare i dettagli del taglio delle piastrelle di maiolica, basta avvicinarsi alla facciata principale.
Centro storico e antico quartiere Fahadan. Yazd deve la sua fama soprattutto all’architettura della città vecchia, interamente costruita con i mattoni crudi; i più importanti monumenti del centro storico sono però le cosiddette “torri del vento” che sovrastano i tetti e che si possono scorgere già da lontano. Per questo motivo Yazd è stata chiamata la “città delle torri del vento”.
Queste torri, chiamate badgir (letteralmente “acchiappa vento”) servono a procurare la necessaria ventilazione, poiché le case non possiedono molte finestre verso l’esterno. La badgir durante il giorno asporta l’aria calda dall’interno e, durante la notte, conduce aria fresca dall’esterno all’interno dell’edificio. Il sistema sfrutta due condizioni ambientali: la differenza di pressione dell’aria e la differenza di temperatura.
- Le Torri del Silenzio. Qui tutto si ferma, in questo luogo vi è infatti un cimitero utilizzato fino a circa 70 anni fa ed è molto diverso da quelli comuni perché è un luogo sacro per gli zoroastriani. In questo particolare campo santo i defunti venivano portati in cima alla torre ad opera di speciali addetti i “Salar”, ed erano gli unici che potevano toccare i morti. I cadaveri venivano lasciati all’interno di edifici circolari e lì i corpi, grazie agli agenti atmosferici e agli avvoltoi, diventavano ossa e successivamente venivano spostati nel pozzo al centro della torre, dove avrebbero trovato il riposo perpetuo. I quattro elementi della natura: aria, acqua, fuoco e terra sono considerati sacri dagli Zoroastriani. La terra non poteva essere contaminata con resti umani quindi non era prevista la sepoltura dei corpi e per lo stesso motivo neanche la cremazione. Questi luoghi venivano chiamati: Torri del Silenzio. E qui il silenzio è vero, assordante, addolcito solo dal rumore del vento.
- Il Museo dell’Acqua; In Iran, soprattutto nelle zone desertiche come Yazd, esisteva un sistema d’irrigazione sotterraneo che riforniva alle oasi l’acqua fresca dalle falde acquifere, tramite un sistema di canali sotterranei lunghi anche venti chilometri, con dei pozzi di ispezione detti “mil”, scavati artificialmente lungo il percorso del canale. Questi pozzi verticali garantivano l’accesso al tunnel sotterraneo, sia per il prelievo di acqua, sia per facilitare le necessarie opere di manutenzione. I canali, in persiano conosciuti come Kariz o Qanat, venivano scavati fruttando la naturale inclinazione del terreno, in modo che convogliassero le acque delle falde verso i terreni di coltivazione o un centro abitato. Anche nel lungo percorso, i canali subivano una minima perdita di acqua per evaporazione e non contaminavano l’acqua potabile. Tramite il Museo dell’Acqua si ha la possibilità di conoscere i dettagli di questo lavoro millenario dell’Iran.
Si visitano, poi, nel labirinto della città vecchia, circondata da mura, i raffinati esempi di case tradizionali, senza entrare nei siti come Il Mausoleo di Seyed Rokn ad-Din, Il Mausoleo dei 12 Imam, del XII sec., con l’iscrizione in lettere cufiche dei nomi dei 12 Imam Sciiti e la cosiddetta Prigione di Alessandro.
- l’antico Bazar e il complesso di Amir Chakhmagh, e il Giardino Dowlat Abad.La sera si visita Zur-Khaneh, un luogo tipico dedicato allo sport tradizionale iraniano. Zur-Khaneh, detto anche la casa del potere, è nata come l’educazione militare per i soldati durante l’Impero Persiano. (la visita dipende dai giorni e orari dell’allenamento)
Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
10° Giorno
Meybod – Naein
Dopo aver fatto la colazione, partenza per Isfahan. Partendo da Yazd per raggiungere l’antica capitale dei safavidi ossia Isfahan, si debbono attraversare due città caratteristiche con l’architettura tipica delle zone desertiche: Naein e Meybod.
A Meybod iniziamo la scoperta delle straordinarie architetture di argilla dell’oriente dell’Iran dove si visita un caravanserraglio, un ghiacciaio. Il termine del caravanserraglio è composto di kārwān “carovana di cammelli” e sarāy “edificio” che indica un edificio o un insieme di edifici destinati – in oriente – ad accogliere viaggiatori e mercanzie, sia come luogo di sosta e di tappa sulle strade commerciali sia come punto di arrivo o di deposito delle merci in prossimità o all’interno delle città. Il caravanserraglio a sua volta si divideva in due diverse categorie sociali: reale e popolare.
- Esiste un complesso che comprende un Caravanserraglio e la sua Ghiacciaia. Questa costruzione a forma di trullo serviva soprattutto per la conservazione del ghiaccio durante il periodo estivo. La produzione del ghiaccio avveniva durante il periodo invernale nelle vaschette esterne davanti alla ghiacciaia. Essa con la sua forma conica, proteggeva la vasca interna che conteneva del ghiaccio e lo proteggeva dal sole. Il diametro della vasca interna – corrisponde al livello della porta dell’entrata – arriva anche a 13 metri e pian piano che si scende giù, quasi per 6 metri, il diametro diminuisce. Perciò l’altezza interiore della ghiacciaia dalla parte più bassa al punto più alto della cupola era 21 metri.
A Naein invece si visita una splendida moschea con un minareto ottagonale, la bella nicchia della preghiera e il Kariz ossia Qanat, un interessante Mehrab e il vecchio affascinante Bazar, oggi in disuso.
A fine giornata si arriva a Isfahan, una delle città più belle dell’Iran.
Cena e pernottamento in albergo.
11° Giorno
Isfahan
“Il fiore delle Mille e una notte” è la ciliegina dell’itinerario e lo troviamo a Isfahan. La città è un quadro storico che completa il viaggio in Iran. Non è un caso che Isfahan ha attirato l’attenzione di Pasolini per girare alcune scene del suo film nella piazza Naghsh-e Jahan. Ed ecco un detto persiano che dice: Isfahan è la metà del mondo. Infatti la fioritura dell’architettura islamica nacque qui nella Piazza Naghsh-e Jahan dove il colore blu turchese domina le sue moschee e il cielo sopra la Piazza, ossia l’antico campo di Polo, col passare del tempo, è diventata la sede delle pregiatissime botteghe artistiche. L’età safavide corrisponde al terzo impero persiano che ha riportato il potere iranico al trono, instaurando una nuova Persia, fondata sulle relazioni politiche, religiose e militari. La presenza della Cattedrale Vank gestita dalla comunità dei cristiani armeni fin dal 1605 d.C., ne fa un esempio eclatante. Tuttavia il potere safavide si ammira nell’arte e così a Isfahan è nata una fase di “rinascimento” della civiltà, della cultura e delle arti persiane. Il periodo rinascimentale islamico in Iran vede il fulmine artistico sotto il governo dello scià Abbas I (1587-1629).
A Isfahan, in pochi secondi, si realizza il sogno di ogni viaggiatore del Medio Oriente: Iran e il suo fascino rinascimentale; basti pensare agli affreschi del Palazzo Quaranta Colonne o il soffitto splendido della sala della Musica del Palazzo Ali Qapu.
Prima colazione. L’intera giornata è dedicata alla visita della città camminando per le vie tra la piazza Naghshe Jahan e le botteghe degli artisti.
Visite della giornata
- Piazza Reale o Naghsh-e Jahan, in persiano (l’immagine del Mondo) polo urbanistico della città, ridisegnato da Shah Abbas I. Nella grande piazza centrale Naghsh-e Jahan (metri 512 x 163) si affacciano due serie di archi dove nella parte bassa ci sono tutte le botteghe degli artisti dove producono e vendono la maggior parte dei prodotti dell’artigianato dell’Iran come le miniature, i turchesi e le stoffe. La Piazza Naghshe Jahan ospitava un’èlite di commercianti che erano alla ricerca della raffinatezza artistica. Sempre nella piazza si trovano ancora oggi i pali che servivano a delimitare il campo da Polo realizzato 400 anni fa.
- La graziosa “Moschea della Regina o Sheikh Lotfollah” è un capolavoro maestoso del periodo safavide si trova in uno spazio armonioso e completamente riconoscibile per la sua opulenza artistica. Lo Scià Abbas I, ha scelto il talentuoso architetto iraniano, Ali Akbar Isfahani, come capo della costruzione della moschea, la cui fabbricazione è durata di quasi 17 anni. La moschea, per volere dello scià, sarebbe stata dedicata a suo suocero, il teologo libanese che avrebbe poi avuto diritto ad una scuola coranica a Isfahan. Il capolavoro dell’architetto Isfahani ha messo in pratica un modello unico di moschea mai esistita prima d’allora. La moschea infatti non possiede né minareti né cortile interno, né una vasca per l’abluzione. Tuttavia la prodigiosa decorazione esterna e interna, il gioco della luce verso il mihrab, la magnificenza calligrafia con lo sfondo color lapislazzuli e infine la complessità e le beltà dei motivi floreali sotto la cupola hanno fatto sì che la Moschea Sheikh Lotfollah a Isfahan fosse una delle più belle dell’Iran.
- la Moschea reale; ossia la Moschea dell’Imam odierna. La genialità dell’architetto Isfahani si nota, volente e nolente, al di fuori dello spazio interno della moschea. Infatti, quando si è completato di visitare la moschea, in mezzo alla piazza Naghsh-e Jahan si vede un’abbondanza insolita di minareti e una deviazione astuta e “voluta” da Isfahani, per un adattamento estetico alla piazza. La Moschea Imam è un capolavoro inconfondibile dove ogni decorazione e ogni particella trova il significato nella simmetria geometrica. Qui il cortile interno è stato decorato con una vasca per le abluzioni, intorno alla quale ci sono quattro imponenti iwan che rappresentano la maestosità dell’uso dei colori blu nello spazio sacro islamico. Oltre alla beltà decorativa, alla cupola a due strati – 36,3 m. di altezza interna e 51 m. quella esterna – dell’iwan meridionale è stato applicato un ottimo sistema per amplificare il suono, durante i richiami del rituale. Si consiglia di camminare con un passo vellutato per sentire il rimbombo.
- Il padiglione Ali Qapu è il palazzo in cui il sovrano riceveva i suoi ospiti. Ali Qapu possiede ben sei piani con una porta che metteva in comunicazione la piazza al Palazzo Chehel Sotun. Quando ci si trova in piazza si nota subito la bellissima terrazza con le sue ben 18 colonne, dove sicuramente si può godere una stupenda visione panoramica sulla piazza Naghsh-e Jahan. Il capolavoro del Palazzo consiste nei dettagli incorporati come la vasca del quinto piano, il soffitto intarsiato di legno, la tipologia della pastiglia applicata sulle pareti del palazzo che evidenziano un mondo onirico orientale. Infine, nella colonna vertebrale del Palazzo Ali Qapu serpeggia una scala a chiocciola che porta verso l’incantevole Sala della Musica, decorata con gli stucchi che raffigurano i vasi ed altri temi simili, i quali nell’insieme aiutano a migliorare l’acustica la sala.
- Il Palazzo delle Quaranta Colonne ossia Chehel Sotun è il padiglione dove il Re accordava le udienze. A pochi passi dalla Piazza, nel cortile del Chehel Sotun brilla un altro lussurioso Giardino persiano che imbraccia una delle delizie del rinascimento safavide: il padiglione pulsa ancora nel cuore del Giardino persiano come se il lusso della vita reale non fosse mai terminato. Qui gli affreschi si pavoneggiano perché è ben poco definirli raffinati e eleganti. Ammirare i dipinti e le storie che narrano vuol dire aprire una porta culturale e antropologica per identificarsi un attimo con i personaggi più importanti della Storia del Medio Oriente del 1600 – 1700.
Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
12° Giorno
Isfahan
La multietnicità iranica è un fattore rilevante per capire l’Iran di oggi. Mentre alcuni nomadi risiedevano e risiedono tuttora nell’altopiano iranico oramai da più secoli, altre etnie come Turkmeni o fedeli di altre religioni, come i cristiani, sono venuti in Iran in seguito a motivi geopolitici, riconoscendo a questo Stato la tolleranza verso le altre etnie e religioni; questo è sempre stato un valore aggiunto dato da una cultura millenaria. Basti solo pensare, in questo preciso caso, agli Armeni che si sono dovuti trasferire in Iran sull’ordine diretto dello scià Abbas I. Infatti, gli Armeni della zona Jolfa dell’Armenia, negli anni venti del seicento hanno lasciato per sempre la loro patria, devastata a causa di un continuo conflitto tra ottomani e safavidi, e sono venuti a Isfahan, iniziando una nuova fase socio-religiosa, costruendo sia le loro chiese che la sede principale del loro cosiddetto Califfato Armeno. Il quartiere Jolfa a Isfahan ha accolto gli Armeni, e lo scià Abbas I, in un manoscritto, firmato da lui stesso, ha permesso loro di instaurare nuovi rapporti commerciali e religiosi, concedendo loro una certa libertà completamente sostenuta da parte della Corte safavide. Gli Armeni hanno aperto una importante via commerciale nel cuore della Capitale dei safavidi “Isfahan”. In più la sede del Califfato degli Armeni focalizza in primis la pubblicazione dei nuovi testi religiosi, utilizzando l’invenzione di Gutenberg in Iran. Tutto sommato Isfahan è un riassunto storico degli eventi gestiti dagli Armeni, i quali tutt’ora vivono nel quartiere di Jolfa dove la bellezza architettonica e i dettagli degli affreschi della Cattedrale Vank sorprendono qualsiasi tipo di viaggiatore.
- Cattedrale Vank e il proprio Museo narrano la storia della diaspora del popolo armeno che da più di 300 anni vivono fuori dalla loro madre terra. L’Iran non solo sapeva come accogliere i suoi ospiti, ma soprattutto li proteggeva dai seri conflitti che minacciavano la vita sociale nel quartiere armeno di Isfahan. Oggi, nel cortile della Cattedrale Vank, gli Armeni con tanta cura e cautela hanno aperto un nuovo museo etnologico, dove è possibile immergersi nella vera e propria cultura di un paese tanto lontano e quasi, grazie alle informazioni esposte nelle gallerie di questa vetrina storica del popolo armeno. Ma la storia non finisce qui perché la Cattedrale Vank – non è l’unica Chiesa a Isfahan – invita la comunità armena a celebrare le festività religiose e soprattutto a commemorare il genocidio. Infatti, ogni anno il 24 aprile, gli Armeni si radunano nella Cattedrale Vank commemorando la deportazione e l’eliminazione dei loro connazionali, circa 1,5 milioni di morti. Appena si entra nell’elegantissimo cortile della Cattedrale Vank, scendendo dalle scalinate dell’entrata principale si nota uno dei monumenti più importanti del popolo armeno, dedicato alle persone deportate durante la grande tragedia.
- Spostarsi a Isfahan vuol dire farsi sorprendere ed arricchirsi della cultura locale. Quando dal quartiere Jolfa si va verso la Moschea del venerdì(Masged Jamè) bisogna assolutamente attraversare il fiume Zayandeh Rud. Durante il tragitto si vede un semplice segno di come il fiume segnava il confine urbano tra i due quartieri religiosi di Isfahan. Il passaggio dalla zona degli Armeni, arrivando nella zona popolarissima di Moschea del venerdì, ci porta di nuovo verso la religione ufficiale dell’Iran: lo sciismo. La visita della Moschea del venerdì a Isfahan, a dir poco, è la visita più importante perché qui si possono ammirare il progresso architettonico islamico che è avvenuto dal settimo secolo fino al 1900. Per cui non è sbagliato sottolineare il fatto che la Moschea del venerdì è la più antica e la più completa in tutto il paese. Qui i dettagli sono infiniti e gli spazi sono immensi. Proprio in questa Moschea è nato un modello esemplare di altare detto il Mihrab di Olgiaito, nel XIV sec; la costruzione presenta una complessa composizione in stucco costituita da iscrizioni tridimensionali che si fondono con intagli floreali e geometrici. La Moschea ha due spazi nettamente riconoscibili anche per l’occhio inesperto: spazio interno e spazio esterno. È meraviglioso ammirare la monocromaticità dei colori dei mattoni nello spazio interno ed i colori blu turchese e lapislazzuli nello spazio esterno. Il passaggio da uno spazio all’altro ci fa viaggiare nel tempo soprattutto quando ci si trova sotto la magnifica cupola di Taj al-Moluk reputata come la più bella, tra quelle in mattoni, in tutto l’Iran.
- La fine della visita alla Moschea del venerdì ci porta ora ad una scoperta inaspettata in mezzo al trafficare della gente. Qui a Isfahan quando termina una visita riparte un’altra e il viaggiatore incoscientemente si prepara ad ascoltare le narrazioni della città come se Shahrazad le leggesse direttamente da “Mille e Una Notte”. Ed ecco il bazar popolare subito dopo l’uscita dell’entrata principale della Moschea. Per chi ama perdersi nelle viuzze popolari, deve sapere che giunta l’ora di essere liberi dai canoni facendo una passeggiata tra le botteghe e i profumi e in questo modo si raggiunge in 40 minuti la Piazza Naghshe Jahan. Prima di girare a destra e seguire i corridoi coperti del Bazar, si può soddisfare la curiosità del viaggiatore andando direttamente in un altro quartiere storico di Isfahan, per visitare tutte le Sinagoghe della comunità ebraica di Isfahan, dove gli Ebrei praticano il loro culto. Si parla di una multietnicità nel senso vero della parola e non facilmente trovabile in altre parti del mondo.
- La visita dei ponti sul fiume Zayandeh-Rud, il Ponte Sio Se Pol (delle 33 arcate) e il Ponte Khaju (Pol-e-Kaju).
Tempo libero. Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
13° Giorno
Natanz – Abyaneh
Lungo il percorso si visita la cittadina di Natanz, per ammirare la Moschea del venerdì, Masged Jamè, e il Mausoleo di Abdol-Samad.
Si prosegue il viaggio lungo le pendici del monte Karkas “avvoltoio” ed ecco che si entra in un palcoscenico meraviglioso, dato da una vallata dove possiamo ammirare uno dei più antichi villaggi tradizionali dell’Iran “Abyaneh”, a quota 2200 mt sul livello del mare. Il borgo, che trova le sue origini nell’età achemenide del 400 a.C., è circondato dalle rovine di una fortezza sassanide del 300 d.C. ed è anche famoso sia per il color rosso ocra delle case che per la rosa disegnata sul lungo foulard indossato dalle donne del villaggio. (la fattibilità della visita dipende dalla stagione e la neve).
A Kashan si trova il Bagh-e Fin, uno dei più famosi giardini persiani visitabili durante il viaggio in Iran. Il giardino Fin è stato progettato dallo scià Abbas I (1557-1629), come una visione terrena del Paradiso. Il concetto del Giardino persiano prende l’anima solo quando il viaggiatore dà ascolto alla melodia che scaturisce dallo sciabordio dell’acqua, lungo il percorso dei vari canali. Ancora oggi la vasca centrale dell’acqua detta la gola del cammelloha il dovere di distribuire l’acqua in tutti i canali laterali, utilizzando la semplice teoria dei vasi comunicanti. Nel 1600 il Giardino persiano Fin in Iran è divenuto importante perché lo scià Abbas I, lo ha scelto come il luogo ideale per l’incoronazione reale quando salì al trono. Ma due secoli dopo, anche i re dei Qajar scelsero il Giardino Persiano Fin a Kashan come sede operativa della Corte. In mezzo al verde del Fin solo i cipressi e i platani possono raccontarci la simmetria e l’eleganza della planimetria del Giardino persiano. D’altronde ci sono ancora i magnifici affreschi nell’edificio costruito dai re dei Qajar che risalgono anni 70 del 1800, e infine per saperne dei segreti del Giardino Fin bisogna entrare nel complesso dell’Hammam, famoso per la storia dell’assassino o tentativo di suicidio di Amir Kabir, il riformista dell’amministrazione dei Qajar.
Cena in ristorante e pernottamento in albergo tradizionale.
14° Giorno
Kashan – Qom
Quando parliamo della casa, a Kashan essa rappresenta sempre un modello esemplare per conoscere meglio la cultura locale. Perché Kashan oltre ad avere la collina millenaria mette in esposizione le proprie ville ottocentesche, dette anche le case bioclimatiche. Bisogna sapere che Kashan gode di un clima desertico e un periodo estivo notevolmente caldo. L’invenzione degli abitanti della città, fa nascere una casa a due o tre livelli diversi dove semplicemente ci si può rinfrescare o riscaldare una camera o un salone a seconda della stagione in cui ci si trova. Però l’importanza della città non è solo la varietà delle case che esistono. Kashan viene conosciuta piuttosto per la produzione pregiata dell’acqua di Rosa della Persia. Infatti, il viaggio in Iran ora assorbe il suo profumo originale, ossia il profumo dei petali di rosa che viene coltivata sulle colline della zona centrale dell’Iran. Questa bella città sorta in un’oasi verdeggiante ancora oggi ospita alcune delle più belle case tradizionali della regione, come la splendida dimora del ricco mercante della famiglia Tabatabaei. Durante la visita si possono contemplare i dettagli di una casa di stampo patriarcale, dove il capo della famiglia “Pedar” tende a radunare i figli maschi ed averli nella stessa villa per una questione di disponibilità e di gestione economica familiare. Inoltre, la dimora ottocentesca evidenzia due fattori della architettura islamica: introversione ed estroversione. Prima di partire per Qom si visita Hammam di Sultano e la Moschea e Madrasa Agha Bozorg.
Partenza per la città santa dell’Iran: Qom. Quest’ultima è una delle città sante dell’Iran, dominata dall’imponente santuario dedicato a Hazrate Masumeh; Fatima l’Innocente era figlia del settimo Imam Musa ibn Ja’far e sorella di Ali ibn Musa al-Reza, ottavo Imam degli Sciiti e discendente del profeta. Hazrate Masumah era nata nel 789 d.C. nella città di Medina; quando nell’816 si stava recando a Marv per fare visita al fratello, si sarebbe ammalata (o ferita durante un saccheggio ai danni della carovana) nel momento in cui la carovana che la trasportava stava arrivando a Saveh, venne trasportata a Qom dove morì a 27 anni. Ogni anno migliaia di sciiti del medio oriente si recano in Iran dedicandosi ai rituali del pellegrinaggio presso i santuari dei loro santi. Nel complesso del Santuario della Hazrate Masumeh è possibile arrivare fino alla porta dell’entrata della camera di sepoltura, dove uomini e donne separatamente toccano il sepolcro
Trasferimento all’aeroporto di Tehran. Cena e pernottamento presso Hotel IBIS.
15° Giorno
Tehran – Italia
Trasferimento all’aeroporto internazionale ” Imam Khomeini” per il volo Tehran – Italia.
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