TOUR CLASSICO (8 GIORNI)
 
L’Iran è un paese affascinante con una storia antica e un patrimonio artistico, culturale e archeologico di valore inestimabile. È un vero crocevia di grandi civiltà e religioni significative, e non è un caso che le testimonianze lungo la “Via della Seta” conservino ancora l’eredità millenaria degli imperi orientali.

Il nostro tour di 8 giorni in Iran inizia a Teheran, la capitale del paese, e nei giorni seguenti visitate i siti più famosi dell’antica Persia: Persepolis, Pasargade, Isfahan, Shiraz e Kashan.

Anche se questo è un tour di assaggio di questo vasto paese, vi porterete a casa emozioni intense.
Apre una finestra culturale su un mondo che ha le sue origini agli albori della civiltà umana.

Ciò che rimane indimenticabile nel cuore di tutti i viaggiatori è senza dubbio l’ospitalità e il calore del popolo iraniano. Inconfondibile e unico!

 

ITINERARIO

Tour Classico 8 giorni

TALIA → TEHERAN→ SHIRAZ → PERSEPOLIS →NAGHSH E ROSTAM→ ESFAHAN→KASHAN→ TEHERAN

1° giorno

ITALIA-TEHRAN

Partenza con volo di linea. Arrivo nella capitale dell’Iran. Teheran è situata ai piedi dei monti Alborz. Incontro con la nostra guida di Grandtour international . Trasferimento in albergo, pernottamento.

2° giorno

Tehran 
Cominciamo il viaggio con la visita della capitale dell’Iran, Tehran: la città più movimentata e cosiddetta effervescente iraniana. La megalopoli iraniana con più di 8 milioni di abitanti, dimostra la sua raffinatezza in un’atmosfera caotica come tutte le grandi città del mondo. Tehran è però una pagina fondamentale della storia moderna in quanto mette a disposizione dei viaggiatori i suoi straordinari musei come il Museo dei Gioielli che ne espone la Collezione più importante al mondo. I progressi artistici, gli interventi architettonici e la rinascita dei tanti caffè allo stile tradizionale persiano, ha reso Tehran, in questi anni, un labirinto affascinante tanto da sorprendere il viaggiatore in ogni angolo urbano.

Per scoprire la vera Tehran non bisogna fermarsi solo ai musei, ma si deve camminare nel caos ed entrare nei bar moderni e tradizionali. Solo così si può incontrare e conoscere la cultura e gli abitanti della megalopoli. Dopo il riposo e la colazione saremo nelle strade della capitale dell’Iran Tehran per scoprire i suoi ritmi particolarmente unici.

Le visite di Tehran:

Il Museo Archeologico Nazionale dell’Iran ripercorre la storia, l’arte e la cultura attraverso i reperti archeologici che vanno dal VI millennio a.C., fino al periodo islamico, VII secolo d.C. Al Museo di Teheran si trova una splendida collezione di ceramiche, di terrecotte e di bronzi e in più, ogni semestre, vi è un’esposizione provvisoria di oggetti, di alto valore archeologico, prestati da altri musei come quello di Venezia, Berlino e ect.

Palazzo Golestan è situato vicino al Gran Bazar ed è un complesso notevole che trova la sua radice nel XVI secolo, quando Teheran, pian piano, si trasformò da un villaggio a una città vera e propria. Golestan significa “roseto” perché è un tipico esempio dei meravigliosi Giardini persiani. La storia moderna iraniana deve tanto al complesso dove Mohammad Reza Pahlavi si è incoronato proclamandosi successore di Ciro il Grande.

In seguito si visita l’ingresso del Gran Bazar di Tehran dove si vende “di cotto e di crudo” e come si dice in persiano si vendono pure “il latte della gallina e l’anima umana”.

Il Museo Nazionale dei Gioielli, (apertura solo da Sabato a Martedì) è situato in un’enorme cassaforte con una porta spessa di 25 cm, ed è allestito nei forzieri sotterranei della Banca Centrale Iraniana. Il museo ospita i gioielli della corona, il mappamondo tempestato di gemme, un tripudio di pietre preziose, diademi, corone della famiglia Pahlavi e il più grande diamante rosa esistente nel mondo detto anche Darya-e Nour (Mare di Luce) di 182 carati. Il diamante è un simbolo della vittoria che Nadir, scià nel 1739, aveva portato in Iran dopo la sua vittoriosa campagna in India.

Trasferimento all’aeroporto domestico per il Volo Tehran – Shiraz. Arrivo a Shiraz. Trasferimento in albergo, pernottamento.

3° Giorno
Shiraz – Persepoli – Naqushe Rostam – Shiraz

La parola Fars ossia Pars è il nome della regione di cui Shiraz è il capoluogo di provincia. Solo riflettendo un attimo sulla parola Pars ci rendiamo conto che qui siamo nel cuore della storia ed è in questa regione che i Persiani costruirono Parse detta anche Persepoli: città di Persia.

Shiraz copre un asse storico talmente ampio che si passa dal IV sec a.C., fino al 1700. A Shiraz la vera poeticità degli iraniani sarà veramente tangibile perché qui nel centro storico, i monumenti, i giardini, il bazar e le moschee narrano una cultura che abbraccia con tanta morbidezza ogni visitatore. Gli abitanti di questa città spariscono a mezzogiorno per poi comparire la sera nella piazza di Arg fino a tarda notte; amano sollazzarsi e sono i più spassosi e vivaci dell’Iran. Per scoprire l’atmosfera dionisiaca di Shiraz, il nome della città ci dice tutto, bisogna recarsi alla tomba del sommo poeta persiano “Hafez” o girovagare nelle viuzze del suo Bazar Vakil dove tanti commercianti europei trascorsero un periodo per trasportare il celebre prodotto del Dio Bacco. Dopo la colazione, la mattinata è dedicata all’escursione nei grandi siti archeologici, degli Achemenidi IV sec a.C., e dei Sasanidi III sec d.C. Al ritorno invece si assaporerà la parte medioevale e quella islamica.

Le visite di Shiraz:

Persepoli è la città sacra fondata da Dario nel 524 a.C., per celebrare il 21 marzo la festa del Nowruz (giorno nuovo) ovvero il capodanno persiano. Persepoli venne conquistata e bruciata da Alessandro Magno come vendetta del saccheggio che fece Serse durante le guerre persiane. L’escursione a Persepoli approfondisce i dettagli di una maestosa città dove Dario e Serse per costruirla fecero venire i miglior artigiani, pagati e assicurati dalla legge reale. Qui non si fa solo un approfondimento architettonico bensì con i meravigliosi bassorilievi del Palazzo Apadana si può sfogliare un antico libro di stampo antropologico. Tra le rovine si possono visitare i suoi imponenti palazzi che non smettono mai di impressionare i viaggiatori: il primo è Palazzo Cento Colonne dove il Re riceveva i generali per andare poi alla Sala delle Udienze detto Palazzo Apadana con una pianta quadrata e sei file di colonne, alte fino a 19 metri. Le scalinate di accesso raffigurano cortei di Satrap e le guardie imperiali detti i Soldati Immortali.
Naghshe Rostam è una necropoli. Un luogo di grande suggestione, conserva ancora oggi le tombe rupestri dei grandi Re Achemenidi. Non è affatto una esagerazione dire che il sito è quello più ricco di tutto l’Iran perché qui vi sono tutte le testimonianze storiche: un magnifico bassorilievo dei Elamiti, 1300 a.C., le forme particolari delle tombe reali e le scritture in persiano antico del 400 a.C., i documenti importantissimi dei Sassanidi e la scrittura del persiano medio del 300 d.C. In un solo sito archeologico, decisamente suggestivo, si può contemplare una Persia ai tempi di Elam fino alla sconfitta di Valeriano il generale romano che combatteva contro Shapur.

Ritorno a Shiraz:

La Moschea Nasir: il termine “eleganza” trova il suo vero significato all’interno di uno spazio sacro con le sue splendide piastrelle di maiolica policrome. Il clima primaverile di Shiraz si rispecchia non a caso sulle pareti, sulla vetrata e sulle squisite decorazioni di piastrelle. Questa moschea è un capolavoro della bellezza artistica della fine del ‘900, chiamata anche Moschea della Rosa, è un luogo molto accogliente, ma quello che colpisce a prima vista è il mondo cromatico proveniente dai petali di rosa, iris e non solo.

Il mausoleo di Hafez è dedicato al sommo poeta del XIV d.C., il mentore di Sufi. La mitezza della filosofia persiana è nata tra le righe delle poesie di Hafez. Ciò che rende il poeta immortale è la trasversalità del significato della sua poesia che evidenzia il frutto del suo pensiero “sufico” a tutti i lettori. Se Shiraz è la patria della poesia mistica lo deve ai suoi poeti. La sorpresa della visita al mausoleo consiste nel fatto che la parola di Hafez è legata a Bacco e a Venere. Per cui leggere Hafez camminando nel suo giardino paradisiaco serve per capire la contraddizione che esiste tra un dolce stilnovista iraniano con la modernità avvenuta: forse potrebbe sembrare una poesia sovversiva!

Il gran Bazar è unico in Iran per l’architettura in mattoni dipinti, soffitti a volta creati per mantenere l’aria fresca d’estate e il caldo d’inverno.
Il caravanserraglio Saray-e-Moshir, unico nel suo genere, perché si entra nel cortile primaverile, in cui si può incidere un nuovo “Iter” per il mondo onirico; qui la l’immaginazione può spaziare. Di solito il termine Carovana fa venire in mente i colori dell’ambiente desertico, qualcosa che ha a che fare con i dromedari e con la sabbia del deserto.
Cena nel ristorante tipico, trasferimento in albergo, pernottamento.

4° Giorno

 Shiraz – Pasargade – Isfahan

Un itinerario colto deve arricchire il sapere del viaggiatore, e la Pasargade, che è la prima capitale della politica e della diplomazia dell’Antica Persia, è in grado di farlo e in più può dimostrare la sagacità del suo geniale generale, conosciuto come Ciro il Grande. Egli, il Padre di tutti i soldati medi e persiani, celebrò la conquista di Babilonia con un documento definito come il fondamento della carta dei diritti umani: “ Il Cilindro di Ciro”, il quale è un documento d’argilla, in cui è stato registrato la liberazione degli esiliati, compresi gli ebrei. Il sito archeologico dell’Antica Persia, Pasargade, tra le sue rovine, mette in evidenza la semplice Tomba di Ciro a pianta quadrata costruita con blocchi di pietra che ricorda a prima vista una ziggurat mesopotamica. Ciro il Grande, con la costruzione della sua tomba, volle rispettare le sue origini, ossia le antiche civiltà iraniche e in più riuscì anche a sorprende Alessandro Magno, secoli dopo la sua morte. Si narra, infatti, che nella camera interna Ciro il Grande scrisse un messaggio agli eventuali conquistatori tra cui Alessandro Magno che dopo aver sentito la frase di Ciro il Grande si sarebbe messo a piangere:

“O uomo
Chiunque tu sia,
e in qualunque momento tu venga,
Poiché io so che tu verrai,
Io sono Ciro
conquistai un impero mondiale per i Persiani.
Tu non invidiarmi
per quella poco terra che ricopre il mio corpo!”

Visite della giornata:

Sul tragitto, si visita il sito archeologico di Pasargade. La città è stata la prima capitale dell’Impero Persiano fondata nel 546 a.C. da Ciro il Grande durante il suo regno che morì nell’estate del 530 a.C. A Pasargade è nato il vero e proprio Pardis ossia Paradiso il “Giardino Persiano”. Tra i monumenti e rovine nel sito si trovano tre palazzi reali e un magnifico bassorilievo: il Palazzo Privato di Ciro il Grande, il Palazzo delle Udienze e la Tomba di Ciro il Grande. Pasargade una volta era circondata da due fiumi i quali portavano l’acqua in città, tramite un peculiare canale di irrigazione che decantava e forniva l’acqua, passando in mezzo al Giardino Persiano.
Tardo pomeriggio arrivo ad Isfahan, la capitale della dinastia safavide del 1600.

Trasferimento in albergo, pernottamento.

5° Giorno

Isfahan

“Il fiore delle Mille e una notte” è la ciliegina dell’itinerario e lo troviamo a Isfahan. La città è un quadro storico che completa il viaggio in Iran. Non è un caso che Isfahan ha attirato l’attenzione di Pasolini per girare alcune scene del suo film nella piazza Naghsh-e Jahan. Ed ecco un detto persiano che dice: Isfahan è la metà del mondo. Infatti la fioritura dell’architettura islamica nacque qui nella Piazza Naghsh-e Jahan dove il colore blu turchese domina le sue moschee e il cielo sopra la Piazza, ossia l’antico campo di Polo, col passare del tempo, è diventata la sede delle pregiatissime botteghe artistiche. L’età safavide corrisponde al terzo impero persiano che ha riportato il potere iranico al trono, instaurando una nuova Persia, fondata sulle relazioni politiche, religiose e militari. La presenza della Cattedrale Vank gestita dalla comunità dei cristiani armeni fin dal 1605 d.C., ne fa un esempio eclatante. Tuttavia il potere safavide si ammira nell’arte e così a Isfahan è nata una fase di “rinascimento” della civiltà, della cultura e delle arti persiane. Il periodo rinascimentale islamico in Iran vede il fulmine artistico sotto il governo dello scià Abbas I (1587-1629).
A Isfahan, in pochi secondi, si realizza il sogno di ogni viaggiatore del Medio Oriente: Iran e il suo fascino rinascimentale; basti pensare agli affreschi del Palazzo Quaranta Colonne o il soffitto splendido della sala della Musica del Palazzo Ali Qapu.

Prima colazione. L’intera giornata è dedicata alla visita della città camminando per le vie tra la piazza Naghshe Jahan e le botteghe degli artisti.

Visite della giornata

Piazza Reale o Naghsh-e Jahan, in persiano (l’immagine del Mondo) polo urbanistico della città, ridisegnato da Shah Abbas I. Nella grande piazza centrale Naghsh-e Jahan (metri 512 x 163) si affacciano due serie di archi dove nella parte bassa ci sono tutte le botteghe degli artisti dove producono e vendono la maggior parte dei prodotti dell’artigianato dell’Iran come le miniature, i turchesi e le stoffe. La Piazza Naghshe Jahan ospitava un’èlite di commercianti che erano alla ricerca della raffinatezza artistica. Sempre nella piazza si trovano ancora oggi i pali che servivano a delimitare il campo da Polo realizzato 400 anni fa.

La graziosa “Moschea della Regina o Sheikh Lotfollah” è un capolavoro maestoso del periodo safavide si trova in uno spazio armonioso e completamente riconoscibile per la sua opulenza artistica. Lo Scià Abbas I, ha scelto il talentuoso architetto iraniano, Ali Akbar Isfahani, come capo della costruzione della moschea, la cui fabbricazione è durata di quasi 17 anni. La moschea, per volere dello scià, sarebbe stata dedicata a suo suocero, il teologo libanese che avrebbe poi avuto diritto ad una scuola coranica a Isfahan. Il capolavoro dell’architetto Isfahani ha messo in pratica un modello unico di moschea mai esistita prima d’allora. La moschea infatti non possiede né minareti né cortile interno, né una vasca per l’abluzione. Tuttavia la prodigiosa decorazione esterna e interna, il gioco della luce verso il mihrab, la magnificenza calligrafia con lo sfondo color lapislazzulo e infine la complessità e le beltà dei motivi floreali sotto la cupola hanno fatto sì che la Moschea Sheikh Lotfollah a Isfahan fosse una delle più belle dell’Iran.
La Moschea reale, ossia la Moschea dell’Imam odierna; La genialità dell’architetto Isfahani si nota, volente e nolente, al di fuori dello spazio interno della moschea. Infatti, quando si è completato di visitare la moschea, in mezzo alla piazza Naghsh-e Jahan si vede un’abbondanza insolita di minareti e una deviazione astuta e “voluta” da Isfahani, per un adattamento estetico alla piazza. La Moschea Imam è un capolavoro inconfondibile dove ogni decorazione e ogni particella trova il significato nella simmetria geometrica. Qui il cortile interno è stato decorato con una vasca per le abluzioni, intorno alla quale ci sono quattro imponenti iwan che rappresentano la maestosità dell’uso dei colori blu nello spazio sacro islamico. Oltre alla beltà decorativa, alla cupola a due strati – 36,3 m. di altezza interna e 51 m. quella esterna – dell’iwan meridionale è stato applicato un ottimo sistema per amplificare il suono, durante i richiami del rituale. Si consiglia di camminare con un passo vellutato per sentire il rimbombo.
Il padiglione Ali Qapu è il palazzo in cui il sovrano riceveva i suoi ospiti. Ali Qapu possiede ben sei piani con una porta che metteva in comunicazione la piazza al Palazzo Chehel Sotun. Quando ci si trova in piazza si nota subito la bellissima terrazza con le sue ben 18 colonne, dove sicuramente si può godere una stupenda visione panoramica sulla piazza Naghsh-e Jahan. Il capolavoro del Palazzo consiste nei dettagli incorporati come la vasca del quinto piano, il soffitto intarsiato di legno, la tipologia della pastiglia applicata sulle pareti del palazzo che evidenziano un mondo onirico orientale. Infine, nella colonna vertebrale del Palazzo Ali Qapu serpeggia una scala a chiocciola che porta verso l’incantevole Sala della Musica, decorata con gli stucchi che raffigurano i vasi ed altri temi simili, i quali nell’insieme aiutano a migliorare l’acustica la sala.
Il Palazzo delle Quaranta Colonne ossia Chehel Sotun è il padiglione dove il Re accordava le udienze. A pochi passi dalla Piazza, nel cortile del Chehel Sotun brilla un altro lussurioso Giardino persiano che imbraccia una delle delizie del rinascimento safavide: il padiglione pulsa ancora nel cuore del Giardino persiano come se il lusso della vita reale non fosse mai terminato. Qui gli affreschi si pavoneggiano perché è ben poco definirli raffinati e eleganti. Ammirare i dipinti e le storie che narrano vuol dire aprire una porta culturale e antropologica per identificarsi un attimo con i personaggi più importanti della Storia del Medio Oriente del 1600 – 1700.

Cena in ristorante e pernottamento in albergo.

6° Giorno

Isfahan
La multietnicità iranica è un fattore rilevante per capire l’Iran di oggi. Mentre alcuni nomadi risiedevano e risiedono tuttora nell’altopiano iranico oramai da più secoli, altre etnie come Turkmeni o fedeli di altre religioni, come i cristiani, sono venuti in Iran in seguito a motivi geopolitici, riconoscendo a questo Stato la tolleranza verso le altre etnie e religioni; questo è sempre stato un valore aggiunto dato da una cultura millenaria. Basti solo pensare, in questo preciso caso, agli Armeni che si sono dovuti trasferire in Iran sull’ordine diretto dello scià Abbas I. Infatti, gli Armeni della zona Jolfa dell’Armenia, negli anni venti del seicento hanno lasciato per sempre la loro patria, devastata a causa di un continuo conflitto tra ottomani e safavidi, e sono venuti a Isfahan, iniziando una nuova fase socio-religiosa, costruendo sia le loro chiese che la sede principale del loro cosiddetto Califfato Armeno. Il quartiere Jolfa a Isfahan ha accolto gli Armeni, e lo scià Abbas I, in un manoscritto, firmato da lui stesso, ha permesso loro di instaurare nuovi rapporti commerciali e religiosi, concedendo loro una certa libertà completamente sostenuta da parte della Corte safavide. Gli Armeni hanno aperto una importante via commerciale nel cuore della Capitale dei safavidi “Isfahan”. In più la sede del Califfato degli Armeni focalizza in primis la pubblicazione dei nuovi testi religiosi, utilizzando l’invenzione di Gutenberg in Iran. Tutto sommato Isfahan è un riassunto storico degli eventi gestiti dagli Armeni, i quali tutt’ora vivono nel quartiere di Jolfa dove la bellezza architettonica e i dettagli degli affreschi della Cattedrale Vank sorprendono qualsiasi tipo di viaggiatore.

Cattedrale Vank e il proprio Museo narrano la storia della diaspora del popolo armeno che da più di 300 anni vivono fuori dalla loro madre terra. L’Iran non solo sapeva come accogliere i suoi ospiti, ma soprattutto li proteggeva dai seri conflitti che minacciavano la vita sociale nel quartiere armeno di Isfahan. Oggi, nel cortile della Cattedrale Vank, gli Armeni con tanta cura e cautela hanno aperto un nuovo museo etnologico, dove è possibile immergersi nella vera e propria cultura di un paese tanto lontano e quasi, grazie alle informazioni esposte nelle gallerie di questa vetrina storica del popolo armeno. Ma la storia non finisce qui perché la Cattedrale Vank – non è l’unica Chiesa a Isfahan – invita la comunità armena a celebrare le festività religiose e soprattutto a commemorare il genocidio. Infatti, ogni anno il 24 aprile, gli Armeni si radunano nella Cattedrale Vank commemorando la deportazione e l’eliminazione dei loro connazionali, circa 1,5 milioni di morti. Appena si entra nel elegantissimo cortile della Cattedrale Vank, scendendo dalle scalinate dell’entrata principale si nota uno dei monumenti più importanti del popolo armeno, dedicato alle persone deportate durante la grande tragedia.

Spostarsi a Isfahan vuol dire farsi sorprendere ed arricchirsi della cultura locale. Quando dal quartiere Jolfa si va verso la Moschea del venerdì (Masged Jamè) bisogna assolutamente attraversare il fiume Zayandeh Rud. Durante il tragitto si vede un semplice segno di come il fiume segnava il confine urbano tra i due quartieri religiosi di Isfahan. Il passaggio dalla zona degli Armeni, arrivando nella zona popolarissima di Moschea del venerdì, ci porta di nuovo verso la religione ufficiale dell’Iran: lo sciismo. La visita della Moschea del venerdì a Isfahan, a dir poco, è la visita più importante perché qui si possono ammirare il progresso architettonico islamico che è avvenuto dal settimo secolo fino al 1900. Per cui non è sbagliato sottolineare il fatto che la Moschea del venerdì è la più antica e la più completa in tutto il paese. Qui i dettagli sono infiniti e gli spazi sono immensi. Proprio in questa Moschea è nato un modello esemplare di altare detto il Mihrab di Olgiaito, nel XIV sec; la costruzione presenta una complessa composizione in stucco costituita da iscrizioni tridimensionali che si fondono con intagli floreali e geometrici. La Moschea ha due spazi nettamente riconoscibili anche per l’occhio inesperto: spazio interno e spazio esterno. È meraviglioso ammirare la monocromaticità dei colori dei mattoni nello spazio interno ed i colori blu turchese e lapislazzuli nello spazio esterno. Il passaggio da uno spazio all’altro ci fa viaggiare nel tempo soprattutto quando ci si trova sotto la magnifica cupola di Taj al-Moluk reputata come la più bella, tra quelle in mattoni, in tutto l’Iran.
La fine della visita alla Moschea del venerdì ci porta ora ad una scoperta inaspettata in mezzo al trafficare della gente. Qui a Isfahan quando termina una visita riparte un’altra e il viaggiatore incoscientemente si prepara ad ascoltare le narrazioni della città come se Shahrzad le leggesse direttamente da “Mille e Una Notte”.

Ed ecco il bazar popolare subito dopo l’uscita dell’entrata principale della Moschea. Per chi ama perdersi nelle viuzze popolari, deve sapere che giunta l’ora di essere liberi dai canoni facendo una passeggiata tra le botteghe e i profumi e in questo modo si raggiunge in 40 minuti la Piazza Naghshe Jahan. Prima di girare a destra e seguire i corridoi coperti del Bazar, si può soddisfare la curiosità del viaggiatore andando direttamente in un altro quartiere storico di Isfahan, per visitare tutte le Sinagoghe della comunità ebraica di Isfahan, dove gli Ebrei praticano il loro culto. Si parla di una multietnicità nel senso vero della parola e non facilmente trovabile in altre parti del mondo.

Tempo libero. Cena in ristorante e pernottamento in albergo.

7° Giorno

ISFAHAN – KASHAN – AEROPORTO

Si fanno tanti viaggi in Medio Oriente, si visitano centinaia di luoghi stupendi, ma quando si parla della Culla della Civiltà non parliamo di Persepoli o Isfahan, anche se essi rappresentano due fasi importantissime della storia dell’Iran, ma di Kashan, situata nella collina di Sialk, scavata negli anni trenta del 1900 dall’archeologo francese Roman Grishman. A Kashan è stata scoperta una collina datata tra 6000 – 5500 a.C., considerata il primo insediamento dell’uomo sceso dalle caverne. La storia a Kashan è un libro infinito considerando le prime case costruite dall’Uomo, fino alla costruzione di una ziggurat del 3000 a.C. I più importanti musei nel mondo ne devono a Kashan proprio perché la collina Sialk ha riempito i loro scaffali con i suoi unici pezzi di terracotta che erano dei capolavori artistici, considerando la datazione della loro produzione.

Quando parliamo della casa, a Kashan essa rappresenta sempre un modello esemplare per conoscere meglio la cultura locale. Perché Kashan oltre ad avere la collina millenaria mette in esposizione le proprie ville ottocentesche, dette anche le case bioclimatiche.

Bisogna sapere che Kashan gode di un clima desertico e un periodo estivo notevolmente caldo. L’invenzione degli abitanti della città, fa nascere una casa a due o tre livelli diversi dove semplicemente ci si può rinfrescare o riscaldare una camera o un salone a seconda della stagione in cui ci si trova. Però l’importanza della città non è solo la varietà delle case che esistono.

Kashan viene conosciuta piuttosto per la produzione pregiata dell’acqua di Rosa della Persia. Infatti, il viaggio in Iran ora assorbe il suo profumo originale, ossia il profumo dei petali di rosa che viene coltivata sulle colline della zona centrale dell’Iran. Questa bella città sorta in un’oasi verdeggiante ancora oggi ospita alcune delle più belle case tradizionali della regione, come la splendida dimora del ricco mercante della famiglia Tabatabaei. Durante la visita si possono contemplare i dettagli di una casa di stampo patriarcale, dove il capo della famiglia “Pedar” tende a radunare i figli maschi ed averli nella stessa villa per una questione di disponibilità e di gestione economica familiare. Inoltre, la dimora ottocentesca evidenzia due fattori della architettura islamica: introversione ed estroversione.

A Kashan si trova anche il Bagh-e Fin, uno dei più famosi giardini persiani visitabili durante il viaggio in Iran. Il giardino Fin è stato progettato dallo scià Abbas I (1557-1629), come una visione terrena del Paradiso. Il concetto del Giardino persiano prende l’anima solo quando il viaggiatore dà ascolto alla melodia che scaturisce dallo sciabordio dell’acqua, lungo il percorso dei vari canali. Ancora oggi la vasca centrale dell’acqua detta la gola del cammello ha il dovere di distribuire l’acqua in tutti i canali laterali, utilizzando la semplice teoria dei vasi comunicanti. Nel 1600 il Giardino persiano Fin in Iran è divenuto importante perché lo scià Abbas I, lo ha scelto come il luogo ideale per l’incoronazione reale quando salì al trono. Ma due secoli dopo, anche i re dei Qajar scelsero il Giardino Persiano Fin a Kashan come sede operativa della Corte. In mezzo al verde del Fin solo i cipressi e i platani possono raccontarci la simmetria e l’eleganza della planimetria del Giardino persiano. D’altronde ci sono ancora i magnifici affreschi nell’edificio costruito da Naser, il re dei Qajar, e infine per saperne dei segreti del Giardino Fin bisogna entrare nel complesso dell’Hammam, famoso per la storia dell’assassino o tentativo di suicidio di Amir Kabir, il riformista dell’amministrazione dei Qajar.

Il sole sta calando e il paesaggio, del viaggio di ritorno, diventa sempre più rossiccio a seconda dei raggi di sole che colpiscono la via del ritorno verso Tehran. Il viaggio in Iran sembra iniziato proprio due ore fa, e non appena stai, pian piano, capendo l’Iran e gli iraniani arriva il tempo di chiudere la bisaccia e ripartire per il proprio paese. Però c’è una netta differenza nella bisaccia prima della partenza e dopo; ora è piena non solo di tante emozioni e di entusiasmo, ma anche di tanta cultura. Di solito il viaggiatore si preoccupa dei kili in più nella bisaccia e mentre fissa il colore del cielo pensa a come organizzare i regali; vorrebbe comprare tutto dai pistacchi, ai tessuti, ai turchesi. Sappiamo però che nella bisaccia ci sta tutto tranne una cosa: l’ospitalità della gente che abbiamo trovato in giro per i Bazar, nei ristoranti o nei siti archeologici. Questa immagine rimane incisa nei cuori ed è il souvenir immortale che il viaggiatore si porta ovunque andrà e per tutti coloro che hanno apprezzato questo tour sarà una giusta motivazione per tornare in Iran per la seconda volta.

Proseguiamo per l’aeroporto, cena e breve riposo all’albergo presso l’aeroporto.

8° giorno

Tehran – Italia

Il trasferimento all’aeroporto internazionale ” Imam Khomeini” per il volo Teheran – Italia.

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